Ricordi di un tempo accanto al fuoco.

6 Gen

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Oggi, 6 gennaio 2105, festa dell’Epifania.

Sono  con mia madre novantottenne nella casa paterna a Cornate d’adda in Brianza,dove  sono nato tanti anni fa e dove ho passato parte della mia fanciullezza e a intervalli altri anni che in un modo o  nell’altro hanno scandito le  alterne  vicende della mia vita.
Siamo davanti   ad una stufa in ghisa che ho reinstallato un paio di anni fa, con l’intento di ardere la legna derivata dalla potatura del giardino,  rendendo così la casa calda ed accogliente come le case di una  volta.
Il giardino di casa  appunto che nessuno aveva mantenuto in ordine durante l’assenza di mia madre, ricoverata in una casa di riposo non lontano da qui per quattro anni.
Il nostro giardino ha fornito  così la maggior parte del combustibile che ha alimentato la stufa lo scorso inverno, ma  che ormai sta finendo.
Con un poco di dispiacere abbiamo iniziato ad usare un altro tipo di legna.
Mia madre quando
mi vede mettere nella stufa una legna diversa dalla solita, mi chiede “ma che legna è quella lì”
“Eh mamma, è  quella derivata dalla demolizione dello scaffale che c’era da Barbieri!”
“Lo scaffale di papà?” “Sì” rispondo io “proprio quello”.
Il breve interloquire, e il fuoco che arde nella stufa riportano alla memoria ricordi che sembravano sepolti, senza esserlo mai stati.
Questo scaffale  storico rappresenta infatti una parte  simbolica e insieme importante della  mia storia e di quella della mia  famiglia.
Uno scaffale in legno Douglas e pino che ha accompagnato la mia fanciullezza , gli anni della formazione, e oltre, sino al  2003 quando, non avendo posto dove metterlo lo abbiamo smontato, e accatastato nei locali a piano terra per un poco di tempo e poi tagliato a piccoli pezzi e accatastato in giardino.
Così finiva lo scaffale dove mio padre nel  lontano1951 immagazzinava le manopole  e gli altri articoli e accessori per moto e ciclo che lui produceva nella sua piccola azienda, la “Nava materie plastiche, di Giuseppe Nava” sempre a Cornate d’adda, nei locali della villa Barbieri,dove abitavamo.Dall’altra parte del portico, un grande   locale della vecchia filanda , dove c’era l’opificio.
Avevo solo dieci anni, ma per poter giocare con Piero il mio amico  del cuore dovevo lavorare almeno un’ora.
Il lavoro era vario, cioè qualsiasi cosa fosse necessaria fare, ma mio padre sceglieva quasi sempre quella che sapeva non essere di mio gradimento, come  preparare i fasci di 50 paia di manopole divisi per colore e tipo,legarli con uno spago e metterli ordinatamente  nello scaffale di cui parliamo.
Bisognava comunque essere in due per farlo, non era semplice tenere insieme tutte queste manopole che scivola vano da tutte le parti, ma insieme  a Piero era più facile, e poi in due si poteva anche stivare in bell’ordine questi strani rotoli nelle caselle dello scaffale, almeno sino a quelle della  quarta  fila, il cui piano di appoggio era a un metro e ottanta dal suolo.
Ricordo che uno di noi   saliva su di una cassa di legno per guadagnare quei quaranta  centimetri che mancavano.
Ci era proibito scalare lo scaffale, pena un’altra ora di lavoro, e dopo l’esperienza della prima ora supplementare, avevamo imparato a nostre spese a rispettare l’ordine.
In quei momenti lo scaffale rappresentava la fatica del lavoro, il rispetto delle regole e l’ostacolo all’andare a giocare.
Non lo amavo e la sua presenza era  un ricordo continuo e costante delle parole di mio padre: “prima viene il dovere e poi il piacere”, una bella base di comportamento civile e responsabile che dovrebbe accompagnare tutti.
In una sola volta papà ci insegnava a rispettare l’autorità,  gli ordini,le regole, guadagnarci il premio, ma anche ad accettare la giusta punizione per chi non le rispetta.
Mentre questi pensieri attraversano la mente mi viene da dire “grazie papà”, a voce alta.

Mamma Elena, che è qui davanti a me  mi sente e gli occhi gli si riempiono di lacrime e dice “papà non smette mai di volerci bene, ci scalda ancora dopo tanto tempo, con ciò che ha costruito e lasciato”.
Una bella festa dell’Epifania, al fuoco dei sentimenti.

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Santo Natale 2014

23 Dic

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Il Natale è l’occasione nella quale tutti siamo più disponibili ad ascoltare gli altri e a fare ciò che durante l’anno a causa degli affanni, si procrastina giorno dopo giorno.
Un atteggiamento  del quale ci rendiamo conto quasi all’improvviso, quando ci scopriamo a pensare al tempo passato,di notte, quando il sonno tarda a venire e la nostra mente ripercorre a grande  velocità l’anno che ormai sta per finire.
Oggi dopo pranzo stavo pasticciando con la matita, e pensando al Natale, la mano  di getto ha portato sul piccolo pezzo di carta il disegno che vedete qui allegato, a riprova che la.nostra mente elabora il.pensiero trasformandolo in segni visibili.
È emersa così una raffigurazione del Santo Natale, tutto concentrata nella Stella Cometa con al centro Gesù Bambino, sostenuto amorevolmente dalle mani di Maria e  Giuseppe.
Cosa vorrà dire , ho pensato e subito dopo mandando gli auguri a amici e conoscenti la Cometa con Gesù al centro è diventata nelle parole il farò che ci deve illuminare sulla via della nostra vita.
Se così sarà,  non faremo più l’errore di trascurare noi e gli altri.
A tutti un Santo  e sereno Natale.

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PD il partito dei Dissociati:si pensa PC, si scrive PD ed è la DC.

25 Giu

PD, il Partito dei Dissociati. Si scrive PD si pensa PC ed è la DC.

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La politica italiana ha da sempre rappresentato per chi ci guarda da fuori un mistero, una materia pressoché indecifrabile, che resiste col suo mistero anche alle analisi della maggior parte dei politologi che a seconda della loro estrazione politica danno spiegazioni diametralmente opposte.
Una miriade d’interpretazioni ognuna con la pretesa di essere quella giusta che non fa che aumentare la già grande confusione.
Si direbbe che avere punti di vita diversi è nella natura degli uomini intelligenti, ma nel nostro caso, la fantasia italica é, una vera anomalia quasi una malattia che crea a chi cerca di districare la matassa aggrovigliata della nostra politica, enormi difficoltà e non solo.
Cosa si può dire allora? Cercare di capire innanzitutto.
In particolare negli ultimi anni, di governi che non sono passati da un voto popolare, ne abbiamo avuti tre, uno dopo l’altro, Monti, Letta, Renzi, ognuno con la sua caratteristica ma tutti con un solo regista, Giorgio Napolitano, Re Giorgio come ormai lo chiamano tutti. Si direbbe una repubblica presidenziale in fieri.
Re Giorgio sembra l’unico a essere uscito vittorioso da questa confusione e avere finito ciò che a posteriori si può dire sia sempre stato il suo piano: non solo ostacolare, anzi lavorare per l’estromissione di Berlusconi e quindi dell’area politica di centro destra, sostituirlo con dei tecnici, Monti e soci, per subito dopo portare Letta al Governo e poi benedire la presa di Palazzo Chigi via PD con la novità di Renzi.
Un vecchio comunista, che non ha mai smesso di esserlo, che ora viene anche premiato da un elettorato disattento, o talmente stanco e preoccupato del proprio futuro da decidere di votare per l’uomo” nuovo” che sembrerebbe avere gli attributi per provare a cambiare le cose, dimenticando quasi che Renzi è da vent’anni in politica ed è il segretario del PD.
Sono stati versati fiumi d’inchiostro e trasmesse infinite ore di talk show e ognuno a cercare di spiegare il fenomeno, tutto italiano, senza però arrivare a una conclusione univoca, mentre si continua a parlare di centro sinistra e centro destra, vecchie definizioni queste, come se le cose non fossero cambiate, e in modo profondo.
Il successo del movimento cinque stelle aveva preso tutti di sorpresa, e nessuno dei sondaggisti aveva avuto la capacità di cogliere il sentimento di scontento e rivolta del paese nelle sue reali proporzioni.
Non possiamo dimenticare che oltre il cinquanta percento non è andato  a votare stanco di chiacchiere e promesse, il che significa che le percentuali che i partiti tradizionali sbandierano devono essere tutte dimezzate, mentre quella di Grillo dovrebbe essere sommata ai non votanti quasi il settanta percento: bella rappresentanza popolare!
Le recenti elezioni europee, nelle quali il PD ha preso il 40,8 percento, una percentuale di voti mai vista sin dal 1958, hanno chiaramente definito che gli italiani sono sempre più confusi e che nella disperazione riescono a votare anche contro i propri principi.
Quanti dei cosi detti moderati, che votavano normalmente a destra, hanno scelto Renzi?  Si sono turati il naso, lasciando la testa fuori dai seggi, e hanno messo nelle urne il loro voto senza rendersi conto che così facendo autorizzavano si Renzi ma con lui tutto il PD a cantare vittoria e comportarsi di conseguenza da sinistra.
Che cosa vuol dire in pratica? Tasse, tasse e tasse, tante promesse di cambiamenti epocali, con scadenze precise delle quali nessuna rispettata, e ogni mossa, pro domo loro, come ai vecchi tempi democristiani, con i piedi in più scarpe.
Loro dicono che hanno cancellato le provincie, in realtà hanno solo cambiato il nome, senza risparmiare niente anzi aumentando i consiglieri.
Vogliono cancellare il Senato, ma lo mantengono come prima e lo mettono in mano ai sindaci e ai consiglieri regionali, e magari anche con l’immunità.
La legge elettorale è ancora lì ferma.
L’unica promessa mantenuta, che però non ha tutte le coperture, è stata quella degli 80 euro, che poi sono in media 54. Una bella operazione elettorale che ha dato i suoi frutti, visto il successo delle europee; un voto di scambio, bello e buono, altro che attenzione ai meno abbienti.
Hanno dato soldi a chi già ne guadagna almeno 1500 il mese, quindi gran parte del loro elettorato, dimenticandosi dei milioni di persone, come i pensionati alla minima che ormai non arrivano neanche alla terza settimana.
Se andiamo a scavare all’interno del partito, le divergenze nel PD create dagli ex del PCI poi PDS sono sempre più aspre, anche se gestite in silenzio, per non disturbare chi li ha rimessi al potere.

Questo è il modus operandi di Renzi la vecchia DC, e questo è la scritta sulla porta PD, la cui parte ora minoritaria ma non solo lei continua a pensare come il PC.

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11 maggio La festa della mamma.lettera delle madri a tutti i figli del mondo.

11 Mag

Ieri sera a casa di Janete Rico A. mentre parlavamo delle prossime elezioni europee e quindi di politica, la conversazione si spostò all’improvviso, cosa di per sé naturale quando si dialoga con lei, sui comportamenti dei giovani, le loro abitudini buone e cattive e le idee sui possibili rimedi. S’interrompe e mi dice”domani sarà la festa della mamma, e vorrei farti vedere una cosa che ho scritto, proprio pensando a tutte le madri del mondo e ai loro figli” e mi mette nelle mani tre fogli d’agenda scritti a penna.
Incomincio a leggere il testo, ancora un poco sorpreso del brusco cambio d’argomento, ma allo stesso tempo molto interessato a sapere cosa aveva scritto Janete.
Le cose che scrive sono sempre interessanti come le centinaia di poesie che ha scritto e continuamente scrive di getto  sui supporti più svariati,ovunque e poi cattura, nascondendole quasi, come un prezioso monile.
Mi ritrovo con una lettera che una madre ipotetica scrive in nome delle mamme di tutto il mondo, preoccupate e addolorate della sorte del proprio figlio.
Una lettera, accorata e struggente piena d’amore e di parole a sostegno della dura battaglia contro il “drago” del vizio, come scrive lei, che lo imprigiona.
Quasi si tocca il grande dolore della madre ma non c’é disperazione, e le parole che si susseguono sono di paziente attesa di speranza, e di sostegno.
“Perché non me la dai che la scrivo e la pubblico nel mio blog, e in altri social-media” “credo proprio che questa sia la più bella lettera che io abbia mai letto e adattissima a dare il significato vero della parola, mamma”.
Ecco a voi il testo integrale dello scritto la cui lettura, ne sono certo, susciterà emozioni e sentimenti in sintonia con il vero significato della festa di oggi, e cioè il nostro ringraziamento e la nostra gratitudine alla nostra mamma e a tutte le madri del mondo.

Figlio,
ti aspetto lungo il tunnel che ti divora.
Prego nella speranza di riuscire a combattere il grande Drago che ti ha imprigionato, facendo svanire nel nulla ,la tua allegria di vivere la giovinezza.
Figlio,
anche se stanca di stare con te, in ogni momento che il pericolo si avvicina, sono ancora lì a chiedere a tutti i Santi di farti risvegliare dalla grande nebbia che ti possiede il cuore, facendoti dimenticare dei tuoi e viaggiare, come un ubriaco senza Patria…senza sorte ad aggrappare un’effimera illusione, in un costante cambio di direzione.
Una barca alla deriva nel mare in furia, fra momenti d’euforia e scivolate nella grande scarpata della depressione.
Figlio,
ti sento solo in mezzo alla folla con l’ombra della morte che ti accompagna nella notte per farti perdere il sole e l’amore di ogni alba, che ti doveva abbracciare, dandoti il dono della libertà ….la vita.
Figlio,
Ti aspetto con speranza di abbracciarti ancora sveglio.
Credo che tu debba sapere che soffro nel tuo calvario, e piango la tua assenza.
Ti amo
Ti aspetto
e….aspetto ancora
Credo, che ti verrà la forza, dentro, nel tuo grembo inconscio, che ti farà ritornare a noi, forte e bello, con tempo da vivere in pace con una bella famiglia.
Che Dio ti benedica e faccia crescere la fede nel tuo cuore,per avere finalmente la pace interiore.

JANETE RICO A.
Janete Rico A., molto conosciuta, anche come Janete Shire, è mamma di due figli e due figlie, tutti ormai maturi e in giro per il mondo con le rispettive famiglie a combattere le quotidiane battaglie della vita, e tre nipoti che si preparano per affrontarne di simili più avanti

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La svolta buona.

23 Mar

LA SVOLTA BUONA!

Questo è lo slogan che Renzi usa per siglare il suo operato politico, inteso a risolvere rapidamente i problemi  nazionali.

La palude come la chiama lui, fatta di una infinita sequela di regole, i lacci e laccioli che ben conosciamo, e da una costituzione vecchia e poco adatta ai tempi, viene puntualmente peggiorata dalle regole imposte dall’Europa.

Ne consegue la difficoltà di operare con la velocità che Renzi vorrebbe e che per caratteristiche sue gli sarebbe anche possibile realizzare.

Tra i tanti,uno dei vincoli anacronistici è quello del non superamento del 3% di debito sul Pil.
Anacronistico perché applicato nel momento di massima crisi ,in tempi diversi da ora e anche perché ora  sta diventando un limite che impedisce di intraprendere le azioni tese ad incentivare la crescita dello stesso PIL.
Senza la crescita del prodotto interno lordo restare entro il 3 % obbliga infatti a tagli e a tasse che deprimono l’economia  rendendo ancora più difficile rispettare il limite.

È anche vero che altre nazioni vedi Spagna e Francia pur avendo superato il limite non stanno crescendo e non stanno arrestando il loro declino, che potrebbe far pensare che non è superando il limite che si risolvono i problemi.

Altre e molto complesse sono le ragioni che impediscono a Francia e Spagna di crescere.

La struttura industriale dell’Italia è infatti diversa e più  solida dei nostri vicini.

Sono gli uomini che fanno la differenza.

Le caratteristiche e le peculiarità degli italiani notoriamente inventivi e geniali, sono sempre state le armi che hanno aiutato e non poco a risolvere situazioni difficili i passato, e lo potrebbero essere anche adesso.

La globalizzazione  ha cambiato il panorama mondiale e certamente  paesi come gli USA  e l’Europa non potranno più produrre in modo competitivo beni che la Cina  e l’India e non solo loro possono fare a costi decisamente più bassi .

Senza investimenti in ricerca e sviluppo delle nuove tecnologie  non si potranno in ogni caso sfruttare la genialità e l’inventiva italica.

Siccome non stampiamo moneta, i soldi li dobbiamo trovare attraverso i risparmi o  facendo più debito.

Riformare in modo profondo e drastico la macchina dello Stato,della Pubblica Amministrazione, delle regole sul lavoro, una riformulazione della costituzione e delle Istituzioni, della Giustizia solo per  citare in modo macroscopico i nodi maggiori è indifferibile.
Bene, se si vuole fare la svolta, si dovrebbe considerare di sforare il tetto del 3%, il patto di stabilità

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consentendo a chi ha i fondi di investire in cose produttive e nello stesso tempo, impedire spese improduttive e tagliare in modo drastico quelle esistenti.

solo così forse sarà:

La svolta buona!

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La riforma del lavoro ( che vorrei

15 Mar

Lavoro, la parola magica che i politici evocano per far credere che si stanno occupando del problema serissimo che attanaglia in particolare il nostro paese.
Cosa meglio di una riforma, l’ennesima.

I nostri politici ma sopratutto i tecnici si sono in passato ostinati a modificare con ulteriori orpelli ,codici, sottocodici richiami a leggi precedenti, in un esercizio di fantasia infinito, le regole sul lavoro.

I sindacati ,cgil, cisl, uil, e tutti gli altri poi ci hanno messo del loro e neanche poco, complicando ulteriormente la materia.

L’unico risultato che sino ad ora avevano ottenuto era stato quello di ingessare progressivamente  il mondo del lavoro.

Sembra incredibile ma purtroppo è vero,e dopo la Fornero, anche Matteo Renzi prova a fare la sua:Job act!

Il compito è stato affidato al nuovo ministro, Poletti, che viene dal mondo delle cooperative e che quindi pur cercando di essere neutrale, farà una riforma  a sinistra con lo stesso stile delle precedenti:regole, regole, regole, che man mano che aumentano complicano vie più la materia.

È il modo di fare che genera regole poco chiare che si prestano poi alle variegate interpretazioni di chi dovrà metterle in pratica.

Un bel materiale per i contenziosi  e le diatribe tanto care ai sindacati e correlati.

Come fare allora?

Io una piccola idea ce l’avrei.
Una bella regola fatta di soli due punti:

1° Libertà di assumere
2° Libertà di licenziare

Il rapporto tra impresa e dipendente diventa unicamente basato sui valori.

Il lavoratore avrà l’interesse di fare al meglio  e in modo professionale il suo compito per restare al lavoro, e l’impresa  di trattenere le persone valide e capaci.

Se  le condizioni del mercato sono normali e c’è il lavoro nessun imprenditore si libera delle persone che competenti e serie fanno il proprio dovere.
Purtroppo noi siamo il paese degli “azzeccagarbugli” e siamo allergici alle cose semplici e facile da capire.

Basta con tutte queste leggi e leggine che ingessano l’Italia e ci obbligano  alle consulenze dei “tecnici” per fare cose che in realtà sarebbero semplici.

Riforma?

Due articoli, e basta!

E per chi va a casa ?
si definisca un salario per due anni con obbligo di formazione e di accettazione di un nuovo posto, qualsiasi esso sia, pena lo stop allo stipendio.

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A chi?

10 Mar

A CHI?

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Matteo Renzi, nella sua azione di governo incomincia a trovare gli ostacoli naturali di un percorso difficile, che immagino lui ben conoscesse.

Già trovare il modo di raccogliere i fondi necessari è impresa ardua, ma una volta trovati decidere a chi darli in modo efficace per l’economia è impresa ancora più complicata.
Qui Renzi ha l’opportunità di dimostrare che non si sta muovendo su basi  meramente ideologiche, ma in funzione di una scelta di politica economica che smuova le acque stagnanti  e inizi un ciclo virtuoso.

Vedremo se avrà il coraggio di opporsi ai diktat dei sindacati che già minacciano non meglio specificate azioni di contrasto all’azione del governo.
Il Presidente del Consiglio con la sua decisione darà una risposta che consentirà a tutti di capire dove stiamo realmente andando.
La speranza è l’ultima a morire e proprio da Matteo Renzi noi ci aspettiamo una scelta decisa e coraggiosa.
Ci aspettiamo una scelta che finalmente ci liberi dai veti di questo sindacato che tanto ha contribuito a ingessare il mondo del lavoro con regole volte tutte a mantenere lo status quo, i diritti acquisiti,dimenticando i meriti e  sopratutto i doveri.
L’azione per essere efficace deve essere decisa  e indirizzata in una sila direzione,ed evitare i famosi interventi a pioggia che non servono a nulla se non a tentare di accontentare tutti, scontentandoli .
Pertanto A CHI?

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Crimea. La normalizzazione si di Putin

2 Mar

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Crimea. La normalizzazione di Putin.

Finiti i giochi di Sochi, Putin ha smesso l’abito del Bon ton e ha ripreso il suo vero stile.
Nessuno può negare il tremendo potere che oggi è nelle sue mani, grazie sia alla sua storia politica e al controllo che ha sulle fonti di energia quali gas e petrolio.
È un dominio che non solo influenza l’Ucraina, che notoriamente non dispone di fonti energetiche tali da essere minimamente indipendente.
Putin in realtà può condizionare e condiziona anche l’Europa se solo si pensa che oltre il 30% del gas consumato in Europa proviene dalla  Russia passando dall’Ucraina.
Sì può permettere quindi di considerare i lamenti dell’Europa e persino quelli di Obama come relativi, al punto di invadere con truppe senza mostrine ma senza dubbio russe la Crimea.

La maggioranza della popolazione di Crimea è russa e quindi anche la gente sostiene l’intervento giustificandolo come una difesa dell’etnia russa appunto.
Il rischio comunque è elevato e questa mossa di Putin è vista in occidente come una propria e vera aggressione e ingerenza negli affari di uno stato indipendente,come è l’Ucraina.
La storia si ripete, e il paragone con i fatti del 1956 in Ungheria, che ricordo benissimo, sono uno dei tanti esempi che si potrebbero fare per bollare la mossa di Putin a occupare con l’esercito e o carri armati il territorio di Crimea, come una vera invasione, alla faccia della cosiddetta normalizzazione

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Il bla bla bla della stampa

26 Feb

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Il circo mediatico del bla bla bla.

I giornalisti devono fare il loro mestiere, o almeno dovrebbero informare il pubblico sui fatti e sugli accadimenti in modo puntuale e preciso, senza però condire l’informazione di contenuti sfacciatamente o nascostamente politici.
La libertà d’informazione è una cosa molto rara ai nostri giorni.
La stragrande maggioranza dei giornalisti accasati, voglio dire quelli che lavorano in particolare per giornali schierati, passano un’informazione deformata e si limitano a trasmettere ciò che al giornale o al partito va bene.
I silenzi su altre notizie che potrebbero danneggiare la loro parte, sono innumerevoli, e per chi capisce di politica fragorosi.
Sarebbe utopico pensare di avere un’informazione neutra, ma c’è un limite a tutto.
I talk show sono l’esempio e la certificazione di ciò che stavo dicendo sopra.
Seguo giornalmente  trasmissioni di talk show che registro quando non posso assistervi in diretta, ma che vedo poi e gioco forza analizzo.
I conduttori portano il discorso dove pare loro, anzi dove la direzione li obbliga a portarlo.
Ne esce così un’informazione drogata che assolutamente non consente al semplice cittadino che ascolta di capire le cose, come sono.
Ancora peggio il cittadino che non è preparato assorbe un ‘idea distorta che lo porta  a conclusioni errate.

Come sempre è una questione di etica professionale e di morale; due aspetti dell’educazione di base che si acquisiscono sin dai primi anni, prima in famiglia e poi fuori nel mondo, nella società.

Quando Renzi dice che dobbiamo partire dalla scuola ha ragione, ma quale è la formazione di chi insegna.?
Per esperienza personale devo dire che nella scuola il livello della formazione è desolatamente basso  e molto politicizzata. 
I difetti dei giornalisti nostrani sono gli stessi di un numero consistente degli insegnanti.
Dalla mia finestra vedo la scuola elementare e vedo cosa fanno i maestri quando c’è la ricreazione, sono riuniti tra loro discutendo di tutto meno che della scuola e dei suoi problemi, mentre i bambini sono lasciati incustoditi.
Un lavoro come un altro.
Non parliamo poi delle manifestazioni  nella scuola ,tutte politiche e sempre di un solo indirizzo, a sinistra.
L’educazione quindi è la responsabile dei nostri guai.
Il concetto di sinistra che siamo tutti uguali, quando invece non è vero, ha appiattito tutto.
la guerra al merito e il sentimento d’invidia  che si genera verso chi emerge,sono i responsabili dello sport più in voga , quello di mettere il bastone tra le ruoteuna prova?
Renzi che almeno a parole prova a fare qualcosa che possa sbloccare lo status quo, non ha ancora cominciato che già cercano di minarlo e di boicottare, facendo il processo alle intenzioni o agitando dietrologia come il conflitto d’interessi presunto. Un fantasma agitato per confondere le idee.
Vietato cambiare lo status quo e la burocrazia .
Renzi non si è ancora sistemato in cima alla pianta nel nido di comando che già scuotono la pianta con l’idea di farlo cadere

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Vai Renzi vai

24 Feb

Il neo presidente del consiglio, Matteo Renzi, nella sua locuzione a palazzo Madama, con un intervento di poco più di un’ora, ha presentato in sintesi cosa pensa di fare col suo nuovo Governo.
Ai più è parso eccessivo nei suoi propositi, visto che tutti i precedenti governi non sono riusciti a cavare un ragno dal buco.
Non ha detto come riuscirà a fare tutto ciò che ha in animo di fare, ma soprattutto dove prenderà i soldi per farlo.
Sarà opportuno aspettare e vedere  proposta per proposta per averne un’idea più chiara.
E’ il più giovane Presidente del Consiglio che l’Italia abbia mai avuto dotato di una buona comunicativa e pieno di buoni propositi ma anche di esperienza politica, tutti sanno che fa politica sin dalla scuola, e sempre con la stessa grinta.
Fermarsi a pensare come è arrivato a dov’è non sembra vero, e certamente nel caso ha usato un buon grado di spregiudicatezza , altra caratteristica da aggiungere all’entusiasmo, la grinta,il coraggio la fantasia, e la giovane età.
Un mix di qualità che fanno del neo presidente un outsider, che nonostante i problemi e le difficoltà che presenta l’impresa e nonostante il PD, pronto a mio avviso a trafiggerlo, potrebbe anche farcela dove gli altri hanno fallito.

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Vai Renzi vai

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