Ricordi di famiglia, la storia delle spine elettriche.

15 Mag

Arrivata la primavera , è arrivato anche il momento di mettere mano ai locali che sono diventati il ricettacolo di tutto ciò che, non avendo una sua ubicazione è finito nel mucchio , stivato a caso in uno dei posti che io chiamo:dove lo metto questo?
Ecco , è il piano terra di casa, che ha cambiato nel tempo destinazione ed uso svariate volte. Il locale, allo stesso tempo è il luogo dove sono raccolte le cose che sono state conservate in base ad un sentimento senza mai pensare al loro valore commerciale e il luogo dove ancora mi diverto lavorando alle varie idee e ai progetti di cose da realizzare. Un posto magico dove mi sento bene e dove il tempo passa senza che io ne percepisca lo scorrere e che solo la sveglia che mi ricorda che devo prendere la pastiglia mi riporta a prendere conoscenza delle ore  che sono passate.
È qui dentro che ho imparato praticamente tutto ciò che so in particolare a progettare stampi macchine e prodotti sotto la guida di mio padre Giuseppe, un padre eccezionale e un vero genio della meccanica, al quale dedicherò una cospicua parte dei miei ricordi in altri capitoli.
La mia formazione scolastica, chimica industriale, pur avendomi permesso di conoscere le regole e i principi basilari del disegno e della meccanica non mi avrebbero mai permesso di fare progetti complessi come quelli che invece realizzai grazie a papà.
Ieri appunto, rovistando in uno dei contenitori verdi di polietilene nei quali c’è di tutto, mi capita in mano una spina elettrica di colore avorio.
Resto un attimo fermo quasi stupito di vedere la prima spina che mio padre realizzò nel lontano 1952, per conto di una fabbrica di Milano, la FMC fabbrica milanese conduttori.
I ricordi riaffiorano velocemente e rivedo
chiaramente il giorno nel quale tutto è iniziato, con persino le parole le frasi importanti che sono rimaste impresse nella mente , un ragazzino di 11 anni.

Era la bella mattina di sole di una domenica di primavera. La nostra famiglia abitava in alcuni locali in affitto della vecchia filanda annessa alla villa del signor Barbieri, l’ultimo di una delle famiglie facoltose del paese di quell’epoca.
Suonano al campanello di casa, mia madre apre la porta e si trova davanti un signore molto distinto che chiede se è li che abita il signor Nava Giuseppe, quello che lavora la plastica.
Papà era fuori in giardino, sul quale si affacciavano sia le porte di casa che le finestre del laboratorio.
Lo ricordo con la sua vaiana nera con le maniche rimboccate, e con in mano la sua matita. Certamente stava lavorando a qualche progetto maturato nottetempo che richiedeva un momento di riflessione.
L’atmosfera e la pace del giardino come affermava spesso lo aiutavano a trovare le soluzioni più adatte.
A dividere la casa e il laboratorio c’era un portico lastricato ,coi sassi tondi dell’Adda, chiuso da un cancello in ferro battuto dal quale per chi veniva da fuori si poteva vedere una parte del giardino, ed era lì che questo signore stava ed è li che mio padre lo accolse col suo fare cordiale e allegro.
“Buongiorno , sono il signor Maggi della FMC di Milano.”
“Buongiorno, venga dentro” rispose papà.
Si accomodarono nello studiolo , e io che ero stato chiamato e presentato con orgoglio al signor Maggi entrai con loro;seduto al fianco di papà fui testimone di tutta la chiacchierata, uno dei tanti momenti istruttivi e indimenticabili.
Il signor Maggi tirò fuori dalla borsa in pelle un oggetto, una cosa color marrone che mise sulla scrivania. La guardai e subìto mi parse veramente brutta, piena di bave e con la superficie striata:un segno indicatore di uno stampaggio non corretto. Già avevo imparato a riconoscere se un pezzo stampato era buono o no, la mia era una immersione totale nel lavoro di famiglia,l’argomento principale anche se per mia fortuna non l’unico.
“È capace di fare questa spina? “disse il signor Maggi che continuò spiegando che loro la volevano lucida senza striature, una spina di qualità , che oltre al bell’aspetto doveva essere fatta con un PVC di assoluta qualità e , con proprietà isolanti e di durata senza problemi.
Infatti quella che aveva mostrato era veramente di cattiva qualità e con un odore acido molto accentuato che, curioso come sempre, dopo averla sottratta a papà avevo odorato e sentito subito.
“Certamente “rispose mio padre, le mescole di PVC le facciamo noi qui in fabbrica ” e così dicendo prese dal cassetto una manopola da bicicletta similcorno.
Bellissima lucida esattamente come quelle di corno in uso in quegli anni.
“Non vogliamo spine di corno” disse subito il signor Maggi.

Sul viso di papà si dipinse un sorriso gentile e ironico allo stesso tempo. “Vede questa manopola è di PVC fatta con il nostro materiale e la nostra macchina di stampaggio speciale, anche questa progettata e costruita qui”, qui facciamo anche gli stampi.
Ricordo solo una frase del signor Maggi” Bene, se lei è capace di fare questa spina come la vogliamo noi ce ne saranno migliaia da fare e le farà la sua ditta” “mi dica quando potrebbe farmi dei pezzi di campione perché io lo stampo non ce l’ho e quindi lei deve anche fare lo stampo”
“Quanto vuole spendere per le spine” ribadì papà. Devo capire se posso impegnarmi o no” “quarantacinque lire l’una”disse Maggi.
Dopo una rapida verifica sul suo Bloch notes ” il prezzo che lei mi propone è troppo basso penso che si possa fare per non meno di sessanta lire se sono davvero migliaia. Se le va bene , qui la mano e venga tra una settimana e troverà i suoi campioni”
“Questo è il nostro marchio e lo vorremmo mettere qui al centro più la dicitura brev. FMC sul tappino.
Le lascio anche gli inserti metallici” disse il signor Maggi.
“Sicuro tra una settimana? ”
“Certamente, vada tranquillo”
La domenica successiva il signor Maggi si presentò puntuale a casa nostra, dove con sua grande sorpresa trovò un quarantina di spine perfette come non la aveva mai viste, sulla scrivania. Mancava solo il marchio e la scritta perché l’incisore di Bergamo, il signor Marchesi, non aveva fatto in tempo.
I complimenti si sprecarono e arrivò anche la promessa che ci sarebbe stato il primo ordine di 1500 pezzi quanto prima. “Devo comunque prima parlarne con il signor Rognoni il nostro amministratore per confermare che ho scelto lei come fornitore ” e così dicendo dopo avere salutato e dato un buffetto sulla mia guancia disse “ciao pinella”si congedò.
Lo stesso signor Maggi dopo una settimana ed era ancora una domenica, portò il primo ordine di 2000 spine a sessanta lire cadauna.
Con l’ordine ci consegnò due sacchetti di parti metalliche, necessarie alla produzione.
Quella domenica pranzammo tutti in casa nostra, mamma Elena aveva fatto il coniglio in salmì una sua ricetta famosa tra gli amici di casa. Il pomeriggio trascorse in un’atmosfera cordiale e allegra, sino a sera.
Fu così , che un colloquio franco e una stretta di mano senza contratti e tanti fronzoli, iniziò la collaborazione con la FMC, che durò per più di vent’anni con grande soddisfazione di entrambi , colma di esperienze e risultati interessanti.
La prima spina fu la capostipite di una gamma di articoli , vastissima.
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A PASQUA E PASQUETTA …SI ASPETTA.L’uomo propone e Dio dispone.

1 Apr

Chi l’avrebbe mai detto ma oggi il detto popolare è proprio vero: l’uomo propone e Dio dispone.
Arriva la Pasqua e tutti o almeno una gran parte di persone fanno programmi di vacanze , viaggi fuori porta, picnic nei prati, insomma tutti pensano di passare il primo scorcio di primavera divertendosi, facendo qualcosa di diverso dunque per smaltire la ruggine accumulata durante l’inverno.
Non avevo fatto grandi progetti.Quando le primavere si  sommano sino a formare una bel tesoro di esperienze di ogni tipo s’ impara a scegliere cosa fare.
Volevo semplicemente restare con le persone  che amo e godere della loro presenza.
Avremmo  così potuto trascorrere insieme un paio di giorni tranquilli senza gli impegni e i possibili condizionamenti che alle volte ci impediscono di essere  sereni.
Dovevo convincere Janete a venire in  campagna in Brianza a casa di mia  madre, cosa non facile, ma speravo che l’atmosfera della Pasqua avrebbe aiutato l’impresa; sì l’impresa perché convincere Janete a muoversi dal suo rifugio di Milano non è mai stata una cosa semplice.
In ogni caso per realizzare il mio desiderio avrei dovuto  provare, ma purtroppo le cose cambiano quando meno te lo aspetti.
Giovedi notte la sorpresa:le mie urine sono rosse, rosso sangue, sangue in quantità, e un dolore intenso, continuo.
Di nuovo?  Era già successo agli inizi di Dicembre dello scorso anno, una cosa che si era risolta da sola in un giorno senza nessun intervento o cura.
Forte dell’esperienza  e ottimista come sempre  mi dico : bene oggi vado dal mio medico e mi faccio fare le impegnative per un controllo, sempre pensando che per prudenza era meglio dare un’occhiata al sistema di trattamento dei fluidi personali.
Chiamo Janete e la metto al corrente della novità tranquillizzandola ,a parole, e raccontando che come già era successo tutto si sarebbe risolto rapidamente.
Janete non si tranquillizza affatto e ha una voce diversa dal solito, roca bassa con toni acuti strani. Non riesco a tranquillizzarla, Janete piange e non mi spiego il perché, anche  se dovrei. Conoscendola ormai da tanti anni dovrei avere finalmente capito e accettato che ,anche quando mi sembra impossibile ,Janete percepisce le cose  nel loro divenire e ha capito che sarà una Pasqua particolare e mi dice :”vedi di essere forte e reagisci, non lasciarti andare”
Passa lagiornata con alti e bassi e nonostante tutto penso che anche questa volta il.problema si risolverà da solo.La notte passa relativamente tranquilla.
La mattinata di Giovedi non è di quelle giuste, un dolore intenso durante la minzione e il ritorno di una  massiccia presenza di sangue mi sorprende e allo stesso tempo mi mette in uno stato d’agitazione: quale sarà mai la ragione di tanto sangue, e poi perché così dolorosa la minzione?
È la prima volta che mi capita un episodio così  e l’ignoranza aggiunta al fatto che il sangue sembra aumentare mi convince che assolutamente devo andare dal mio medico; lei certamente bravissima ed efficiente come sempre saprà darmi le giuste indicazioni e a prescrivere le cose da fare.
La potrò però vedere solo dopo le quattro del pomeriggio, orari nel quale  inizia l’ambulatorio.
Intanto i problemi  e la frequenza della minzione aumentano così come aumenta il dolore.
Sono dal medico ma quel pomeriggio la dottoressa Sironi è chiamata per una emergenza proprio durante l’ambulatorio e io e altri quattro pazienti in attesa restiamo sino alle sette di sera ad aspettarla. Non arriva e mamma Elena, la mia novantanovenne è a casa da sola che da un’ora aspetta che venga preparata la cena.
Decido di rimandare la visita al mattino di Venerdi, l’ambulatorio è dopo le dieci.
La notte è orribile, ogni cinque minuti devo andare in bagno al punto che ci resto per la maggior parte del tempo, soffrendo dolori acutissimi alle parti basse come avere  un ago che s’ infila nelle carni e un dolore crescente  che poi si riduce e quasi scompare, sostituito da un bruciore insistente e poi sangue e sangue.
Sono le cinque del mattino e comincio a  preoccuparmi davvero, devo chiamare il medico per chiedere un aiuto e sapere cosa fare per ridurre almeno il dolore. Penso anche di prendere la macchina e andare al pronto soccorso dell’ospedale di Vimercate, cosa fare?
Incomincio a pregare chiedendo aiuto ai santi, e mi viene in  mente Santa Rita che prego intensamente:”fammi almeno passare un poco il dolore.”
Sarà la preghiera sarà la Santa, sarà che mi tranquillizzo, riesco a dormire quasi un’ora fino alle sei:una liberazione!
Alle sette ricomincia la storia e decido allora di andare al pronto soccorso ,metto in una sacca pigiama spazzolino dentifricio ciabatte e un cambio di biancheria. Non si sa mai che mi tengano lì, penso io e mi metto in macchina con dolori fortissimi, ma devo andare e resisto.
Sabato santo, al pronto soccorso poca gente.
Dopo la registrazione fatta rapidamente all’accettazione mi siedo in sala e aspetto. Si sa che quando si va al pronto soccorso i tempi possono dilatarsi, del resto mi hanno assegnato il codice verde.
Non vedo né gialli né rossi e davanti a me ho due persone, oggi facciamo in fretta, meno male.
Passano comunque un paio d’ore e prima che mi chiamino  devo andare sei volte in bagno ,con la solita sofferenza atroce . Il sangue continua  a fluire copioso sembra quasi  che l’urina non ci sia più :tracce durina nel sangue. Finalmente mi chiamano. Il medico di turno mi fa qualche  domanda e nel contempo l’infermiere mi fa sdraiare sul lettino.”scopra l’addome” mi dice il giovane medico. Mi palpa di qua e di là e poi si risiede davanti al monitor.  “È una cistite emorragica, adesso le prescrivo l’antibiotico da prendere una volta al giorno, una volta! Può aspettare fuori che la chiamiamo noi appena abbiamo le analisi del sangue.”
Non mi hanno chiesto altro . Possibile che non serva una ecografia una tac un’esame delle urine? Ma poi se non hanno ancora visto gli esami come fanno a decidere? Forse si sono informati via telefono.Non sono medico, mi fido e  dopo essermi rivestito prendo la mia roba e mi accingo ad uscire.
Una ragazza forse una infermiera dice che  gli esami stanno già arrivando, mi fermano e aspetto lí  il risultato   ben scritto sul documento di dimissione.
All’improvviso l’arrivo d’una urgenza indifferibile. Esco di volata, e mi infilo nel bagno per la settima volta.
Nella fretta dimentico di prendere la borsa con i documenti del medico e altre cose, prendo.la vettura  e via alla svelta verso casa. Non sono lontanissimo, venti minuti se il traffico non è intenso. Sono quasi arrivato che mi rendo conto di aver dimenticato la borsa, devo tornare comunque, cistite o no, nessun altro potrebbe farlo.
Recupero la borsa ritorno in bagno vado in farmacia a comprare gli antibiotici e torno e mi dirigo verso casa.
Mi sembra di stare meglio, l’aria di casa fa miracoli.La notte comunque è una di quelle difficili.
Sabato mattina sento suonare il campanello è la mia dottoressa che sentito il messaggio che avevo lasciato alla segreteria è venuta a vedermi.
Ascolta il mio racconto e rapida ed efficiente come sempre mi prescrive un tipo diverso di antibiotico un controllo urine e mi dice “non le hanno fatto una ecografia una tac al pronto soccorso?” Non rispondo.
L’espressione che le  si dipinge sul viso vale più di mille parole.
“Quanto pesa? Meglio che di pastiglie ne prenda due al giorno una ogni otto ore”.
Dovrei trovare una farmacia per prendere l’antibiotico diverso che la dottoressa mi ha prescritto, ma è Pasqua e dove mai ne troverò una aperta? E poi come faccio a girare in cerca di una aperta con questo problema? Mille considerazioni e un pensiero fisso:speriamo che non mi tornino i dolori.
Purtroppo il sangue non si ferma e il dolore pure, la speranza non serve a risolvere il problema.Non voglio nemmeno pensare sia necessario tornare in ospedale, meglio evitare.
Le frequenze delle mie visite alla sala del bagno aumentano gradualmente e con loro l’ansia e la preoccupazione .È Pasqua, andare adesso in ospedale chi trovo?
Passa il tempo e le cose peggiorano. Non voglio che mia madre che mi vede andare e venire si preoccupi oltremodo e quindi faccio finta di niente. Non sapendo che il sangue continua non dovrebbe preoccuparsi più di tanto. Cosa potrà pensare? Ad ogni modo io continuo a far finta che le cose procedono normalmente e come solito mi metto a preparare il pranzo per noi due:cotolette di agnello aglio e rosmarino al forno con le patate. Mamma è tranquilla mi vede trafficare in cucina fischiettando e mi sorride: una consolazione.
Vado e vengo e non dico niente, le cose peggiorano a vista d’occhio. Decido di prendermi un secondo antibiotico dell’unico che ho
. Lo stomaco è vuoto e poco dopo la sua assunzione sento un dolore allo stomaco e un senso di nausea, l’effetto del farmaco? Beh una sensazione orribile che si aggiunge al resto. Intanto un profumo d’arrosto invade la cucina e mamma esclama:”senti che profumino,cosa hai fatto oggi di buono? “Coscette d’agnello con patate, saranno una delizia ” e via di corsa.

A pranzo non riesco a deglutire neanche un boccone prendo due patate tanto per sentire il sapore è ottimo mamma sarà contenta.

Mi sdraio per cercare di attenuare i dolori e rallentare la frequenza.
Mia figlia Beatrice mi chiama per farmi gli auguri. Le racconto in breve ciò che sta accadendo . Le invio un whatsup con la foto dell’ultima minzione. Bea è preoccupata e mi risponde con un rimprovero: papà!vai subito in ospedale! Cosa aspetti!.
Aspetto ancora, non ho nessuna voglia d’andare al pronto soccorso e finalmente mi decido. Sono già le cinque di pomeriggio. Riprendo la borsa che avevo già svuotato le poche cose che penso possano servire nel caso mi ricoverino e presa la vettura, che era rimasta parcheggiata fuori dal cancello torno al pronto soccorso.
Incredibilmente il viaggio di una ventina di minuti che mi separa dall’ospedale trascorrono senza problemi.
Il parcheggio del pronto soccorso è pieno, neanche un posto. Faccio un paio di giri e alla fine decido di spostare due dischi di cemento che delimitano lo spazio e infilo la vettura.
La sala è piena di gente. È Pasqua, la gente viaggia gli incidenti aumentano i medici di base sono pochi , i bambini si fanno male giocando e allora i pronto soccorso s’intasano.
Sono in fila davanti a me quattro persone per due sportelli.
Rapidamente spiego l’accaduto.L’addetto allo sportello non è lo stesso del giorno prima, mi guarda dritto negli occhi verifica il foglio del giorno prima e mi iscrive di nuovo tra i pazienti in attesa.
Mi siedo e guardo il monitor:tutti verdi nessun giallo nessun rosso, in attesa della visita del chirurgo siamo in due.Oggi facciamo presto, e mentalmente mi vedo già fuori, magari con una cura diversa…essere ottimisti non guasta.
Passa un’ora, e io che ho già visitato il bagno due volte sono lì in attesa.Nel frattempo s’inserisce un arrivo giallo che si piazza lì sul monitor a dirmi:caro mio adesso aspetti ancora un poco.
La pazienza è la virtù dei forti, ma nel mio caso devo fare i conti con il dolore che della pazienza proprio non tiene conto.
Passano due ore e mezzo e finalmente vengo fatto entrare. Mi trovo con di fronte un flaconcino e un infermiere che mi dice “faccia l’urina qui se non riesce mettiamo il catetere”
Nessun bisogno di ulteriore dolore. Un fiotto deciso, e mentre una parte finisce fuori e un po dappertutto, riempio il flaconcino e anche il water. Sembra che abbia urinato un lambrusco Doc. Mi sento tranquillo soddisfatto e sorpreso allo stesso tempo.la minzione è una delle più facili se non la più facile da due giorni.forse l’antibiotico del giorno prima? Beh rientro nei locali dell’accettazione, consegno il campione che poso su di una scrivania.
“Lo metta li sul tavolo, esca e aspetti la chiamiamo noi”
Siamo di nuovo in attesa.
Non ricordo l’ora ma di tempo ne è passato un bel po.
Entro di nuovo nei locali e l’infermiere mi chiede di aspettare. Devono recuperare un letto per me, e al momento pare non sia disponibile. Aspetto seduto su una sedia e finalmente dopo una mezz’ora arriva una barella, non un letto.”di letti non ne abbiamo al momento ci scusi ma deve mettersi qui”
La barella non è affatto confortevole, dura quanto basta a far quasi male, ma visto che troveranno un letto mi attrezzo di pazienza e di speranza insieme.
Intanto l’infermiere gentilissimo, arriva e mi dice “dobbiamo mettere il catetere” La sola parola mi mette in ansia, inutile comunque agitarsi, il coltello per il manico ce l’ha lui e pertanto meglio calmarsi.
Controllo i movimenti dell’infermiere che dopo essersi eclissato dietro la porta ricompare con in mano delle confezioni dalle quali appaiono una siringa un’altra cosa che non distinguo e un oggetto lungo e flessibile: il temuto catetere.

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LETTERA APERTA ALLA BOCASSINI: CHE DIO LA PERDONI PER IL MALE CHE STA FACENDO

2 Mar

Non avrei mai pensato di scriverle  una lettera, perchè in tutti questi anni ho sempre sperato che prima o poi sarebbe prevalso il buon senso o se non altro il rispetto per le istituzioni o quanto …

Sorgente: LETTERA APERTA ALLA BOCASSINI: CHE DIO LA PERDONI PER IL MALE CHE STA FACENDO

Guarda i fuochi d’artificio che ho creato sul blog #WordPressDotCom. Il mio 2015 rapporto annuale.

2 Gen

Guarda i fuochi d’artificio generati da navanews sul suo blog WordPress.com.. Dai un occhio al suo rapporto annuale 2015.

Sorgente: Guarda i fuochi d’artificio che ho creato sul blog #WordPressDotCom. Il mio 2015 rapporto annuale.

Anno che viene anno che va

31 Dic

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E finalmente siamo arrivati alla fine di quest’anno , che ha portato con sé cose belle e altre meno belle come sempre succede, con una variante importante.
Questo è stato un anno segnato in modo particolare dagli eventi tragici legati al terrorismo perpretato dall’ISIS, che nel nome di Allah ha seminato morte e lutti tra la gente comune, in tutto il mondo, seguendo un piano di destabilizzazione della società occidentale in particolare.
I fatti sono conosciuti e non è il caso di ripetere qui con le citazioni di luoghi e persone.
Chi è più sensibile ha sofferto in silenzio, nel proprio intimo, cercando di capire e sentire ciò che chi era stato colpito poteva aver  provato e continuava a sentire sulla propria pelle. Tutto molto distante dalla sofferenza vera degli attori di queste tragedie, ma comunque un sentimento di “compassione” che, se vero e sentito aiuta la formazione di una coscienza comune e alimenta una vibrazione positiva che estendendosi nella società, può aiutare il cambiamento necessario.
Una società tutta tesa al risultato economico, importante è vero  ma che non può essere l’unico obiettivo delle attività umane.
Molti , troppi purtroppo antepongono il denaro ad ogni altra cosa, e in questa ansia di denaro dimenticano tutti gli altri valori etici e morali travolgendo e calpestando tutto e tutti.
Il nostro papa Francesco non ha mai smesso di stimolare con il suo esempio e le sue parole il mondo intero, in ogni occasione, arrivando a dichiarare il 2016 l’anno della misericordia con l’apertura di un giubileo straordinario:il segno dei tempi.
La speranza è che questo sia l’inizio di una nuova era per l’uomo.
Il 2016 arriva dunque con un dono speciale, tutto racchiuso in una scatola rossa col suo fiocco elegante e quasi rigoglioso:un nuovo fiore una nuova era? Io lo credo e faccio  i miei auguri che così sia. BUON ANNO .

 

 

 

 

 

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Il risveglio della natura a primavera.

10 Mar

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Ecco la primavera ormai è qui e ci regala i suoi doni straordinari:le gemme i  fiori i primi tepori dopo l’inverno.
Finalmente possiamo stare sul terrazzo al sole senza essere intabarrati con sciarpe e cappellini.
Questo mattino la temperatura è di 12 gradi e prima di mezzogiorno saremo senza dubbio ai 17 18.
Che sensazione piacevole mettere il viso al sole e sentire il calore che pian piano  invade tutto il corpo, con una piacevole brezza ancora fresca che accarezza il volto.
Chiudo gli occhi e mi vedo contemporaneamente in posti diversi, conosciuti e sconosciuti come in un film.
Decido di mettere tutto nero su bianco, in poche righe, il mio ritorno alla primavera.
Uno stimolo a ricominciare a vivere pienamente.

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8 marzo, festa della donna

8 Mar

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Che dire della festa della donna?
Il numero otto il simbolo dell’infinito, un segno che  nel suo percorso sinuoso, morbido senza spigoli  sembra allontanarsi per poi ritornare e incrociare lo stesso segno e proseguire in un movimento continuo senza fine.
Questa è la donna questo è il mondo femminile, quasi un enigma per il maschio, che ne rimane comunque attratto ed affascinato.
L’altra metà del  cielo indispensabile per avere una vita degna del proprio nome.
Viva le donne.

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San Silvio tra-fitto

5 Feb

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Quando i problemi arrivano, arrivano a mazzetti.
Chi ha qualche primavera come me, questo tipo di esperienza l’ha fatta più volte, e  ha constatato che le sorprese più grandi e dolorose arrivano da chi ti sta più vicino, e dai più beneficiati.
Silvio Berlusconi non sfugge a questa verità.
Ormai si è perso il conto di quanti lo hanno prima usato e poi tradito , sempre con una scusa pronta da vendere ai gonzi che ci credono . In realtà la vogliono vendere prima che ad ogni altro a se stessi per non sentirsi un verme.
I fatti recenti sono eclatanti.
Il nostro Pinocchio nazionale, che con democristiana abilità, tiene il piede in tre scarpe,  non mantiene le promesse e gli impegni, e aggiunge alla mancanza di affidabilità una  sfrontatezza incredibile.
Berlusconi dovrebbe sapere che sedersi ad un tavolo per fare accordi con un democristiano è abbastanza rischioso e pericoloso.
Le precauzioni non sono mai abbastanza, e
anche se si va col vocabolario dei sinonimi  o  anche con un professore di lettere per sapere quali sono tutti i significati delle parole che vengono dette, il democristiano conia parole nuove di significato dubbio che possono essere lette a seconda della bisogna. Chi non ricorda le famose”convergenze parallele”!1 e lo “stai sereno” di recente coniazione.?
Nessuno sa ,salvo chi ha partecipato quali siano stati gli accordi del famoso “patto del nazareno”, ciò che tutti sanno però è che non è stato rispettato, e Berlusconi si è preso una “Mattarellata.”
Il nome del patto “del Nazareno” conteneva un significato nascosto che si rifà alla storia del  Nazareno,  del Vangelo: lo hanno tradito e messo in croce.
A Berlusconi non è toccata la croce fisica, ma quella psichica, per certi versi più dolorosa;l’ennesimo attacco di uno dei suoi beneficiati:Fitto.
È stato un attacco che riporta alla mente   le frecce che hanno martirizzato Sebastiano, diventato santo appunto per questo.
È facendo queste considerazioni che  quasi senza volere la mano si è mossa sul foglio e ha disegnato.
Ecco San Silvio, tra-Fitto.

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E voilà…ecco fatto!

1 Feb

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La vignetta si commenta da sola.
Il nostro Matteo Renzi, pinocchio moderno, aggiunge alla spregiudicatezza, l’inaffidabilità dei bugiardi e il doppiogiochismo dei Democristiani di buona memoria.
Due piccioni con una fava, dice il proverbio, e forse di piccioni ne ha presi tre in un sol colpo:ricompattare il PD, accontentando i cattocomunisti di sempre, dare un altro colpo a Berlusconi e alla destra, mettere al Quirinale un
vecchio Democristiano di sinistra, sgradito alla destra; un cattocomunista appunto.
E voilà….ecco fatto.

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L’oscurantismo ritorna

11 Gen

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Oggi 11 Gennaio 2015 la Francia si è svegliata e si è riunita tutta,in una dimostrazione pubblica  che non ha uguali nella storia recente.
I fatti tragici  che hanno colpito non solo i diretti interessati ma tutto il mondo civile, hanno suscitato una reazione di sdegno e un sussulto di dignità quasi sconosciute sino a ieri, in tutta Europa.
La libertà è la pace si apprezzano soprattutto quando si perdono.
Gli atti terroristici che hanno insanguinato la Francia , hanno risvegliato nei cittadini europei le coscienze per tanto tempo sopite dal ritmo e dai problemi che attanagliano da tempo una grande parte delle comunità europee.
I cittadini francesi e con loro quelli dell’Europa intera, si stanno rendendo conto che le regole sino ad ora applicate al fenomeno dell’immigrazione e della necessaria integrazione di coloro che cercano nell’Europa un luogo dove vivere e far crescere i propri figli,  devono essere riviste alla luce dei fatti tragici di questi giorni.
Tocca alla politica reagire ed agire di conseguenza, per fermare il progetto di conquista dei fanatici, che una radicale ed errata interpretazione del Corano, spinge ad azioni di terrore.

Il difficile viene ora, dobbiamo col nostro comportamento di tutti i giorni evitare che l’oscurantismo di carattere religioso torni a crescere e ad espandersi.

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