Archivio | Maggio, 2016

Terroristi, cosa li muove? L’isteria della fede.

17 Mag

Ieri sera l’ennesima notizia della scoperta di cellule dormienti dei terroristi islamici in Italia, riempie i notiziari e alimenta le discussioni dei vari personaggi che da diversi punti di vista tentano di dare spiegazioni del fenomeno del terrorismo.
Dire che l’Islamismo  come religione è responsabile del fenomeno come molti affermano, e così  mettendo tutti gli islamici nella stessa  barca, mi sembra sbagliato, ma è anche vero che tutti i terroristi dei quali parliamo si dichiarano islamici, e quindi……. come spiegare ciò che accade?
Come può una religione diventare il suggeritore di azioni violente ed esecrabili come  quelle messe in atto dai terroristi e come spiegarsi che in realtà , colpendo in modo indiscriminato chi viene  ucciso spesso fa parte del mondo islamico.
Nemmeno classificandoli”fondamentalisti ” o “integralisti” si riesce a dare la spiegazione di tanta ferocia. E poi questi non solo ammazzano ma si fanno esplodere, si suicidano. Sono malati di mente? Sono dei pazzi quindi? Cosa in realtà li spinge a tanto?
Janete ieri sera mi ha chiamato e mi ha dato la spiegazione.
Si tratta di persone che agiscono in uno stato alterato di coscienza come ipnotizzati che hanno ricevuto un comando che frulla nella loro mente, un comando  che non sono in grado di tacitare, e che al momento opportuno li fa agire.
Isteria della fede e assenza di volontà propria? Domani chiedo spiegazioni più dettagliate a Janete per completare questo racconto in modo più aderente col suo pensiero.
Janete mi ha appena confermato che le ragioni profonde del comportamento dei terroristi si possono rissumere in una sola frase: ISTERIA DELLA FEDE

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Ricordi di famiglia, la storia delle spine elettriche.

15 Mag

Arrivata la primavera , è arrivato anche il momento di mettere mano ai locali che sono diventati il ricettacolo di tutto ciò che, non avendo una sua ubicazione è finito nel mucchio , stivato a caso in uno dei posti che io chiamo:dove lo metto questo?
Ecco , è il piano terra di casa, che ha cambiato nel tempo destinazione ed uso svariate volte. Il locale, allo stesso tempo è il luogo dove sono raccolte le cose che sono state conservate in base ad un sentimento senza mai pensare al loro valore commerciale e il luogo dove ancora mi diverto lavorando alle varie idee e ai progetti di cose da realizzare. Un posto magico dove mi sento bene e dove il tempo passa senza che io ne percepisca lo scorrere e che solo la sveglia che mi ricorda che devo prendere la pastiglia mi riporta a prendere conoscenza delle ore  che sono passate.
È qui dentro che ho imparato praticamente tutto ciò che so in particolare a progettare stampi macchine e prodotti sotto la guida di mio padre Giuseppe, un padre eccezionale e un vero genio della meccanica, al quale dedicherò una cospicua parte dei miei ricordi in altri capitoli.
La mia formazione scolastica, chimica industriale, pur avendomi permesso di conoscere le regole e i principi basilari del disegno e della meccanica non mi avrebbero mai permesso di fare progetti complessi come quelli che invece realizzai grazie a papà.
Ieri appunto, rovistando in uno dei contenitori verdi di polietilene nei quali c’è di tutto, mi capita in mano una spina elettrica di colore avorio.
Resto un attimo fermo quasi stupito di vedere la prima spina che mio padre realizzò nel lontano 1952, per conto di una fabbrica di Milano, la FMC fabbrica milanese conduttori.
I ricordi riaffiorano velocemente e rivedo
chiaramente il giorno nel quale tutto è iniziato, con persino le parole le frasi importanti che sono rimaste impresse nella mente , un ragazzino di 11 anni.

Era la bella mattina di sole di una domenica di primavera. La nostra famiglia abitava in alcuni locali in affitto della vecchia filanda annessa alla villa del signor Barbieri, l’ultimo di una delle famiglie facoltose del paese di quell’epoca.
Suonano al campanello di casa, mia madre apre la porta e si trova davanti un signore molto distinto che chiede se è li che abita il signor Nava Giuseppe, quello che lavora la plastica.
Papà era fuori in giardino, sul quale si affacciavano sia le porte di casa che le finestre del laboratorio.
Lo ricordo con la sua vaiana nera con le maniche rimboccate, e con in mano la sua matita. Certamente stava lavorando a qualche progetto maturato nottetempo che richiedeva un momento di riflessione.
L’atmosfera e la pace del giardino come affermava spesso lo aiutavano a trovare le soluzioni più adatte.
A dividere la casa e il laboratorio c’era un portico lastricato ,coi sassi tondi dell’Adda, chiuso da un cancello in ferro battuto dal quale per chi veniva da fuori si poteva vedere una parte del giardino, ed era lì che questo signore stava ed è li che mio padre lo accolse col suo fare cordiale e allegro.
“Buongiorno , sono il signor Maggi della FMC di Milano.”
“Buongiorno, venga dentro” rispose papà.
Si accomodarono nello studiolo , e io che ero stato chiamato e presentato con orgoglio al signor Maggi entrai con loro;seduto al fianco di papà fui testimone di tutta la chiacchierata, uno dei tanti momenti istruttivi e indimenticabili.
Il signor Maggi tirò fuori dalla borsa in pelle un oggetto, una cosa color marrone che mise sulla scrivania. La guardai e subìto mi parse veramente brutta, piena di bave e con la superficie striata:un segno indicatore di uno stampaggio non corretto. Già avevo imparato a riconoscere se un pezzo stampato era buono o no, la mia era una immersione totale nel lavoro di famiglia,l’argomento principale anche se per mia fortuna non l’unico.
“È capace di fare questa spina? “disse il signor Maggi che continuò spiegando che loro la volevano lucida senza striature, una spina di qualità , che oltre al bell’aspetto doveva essere fatta con un PVC di assoluta qualità e , con proprietà isolanti e di durata senza problemi.
Infatti quella che aveva mostrato era veramente di cattiva qualità e con un odore acido molto accentuato che, curioso come sempre, dopo averla sottratta a papà avevo odorato e sentito subito.
“Certamente “rispose mio padre, le mescole di PVC le facciamo noi qui in fabbrica ” e così dicendo prese dal cassetto una manopola da bicicletta similcorno.
Bellissima lucida esattamente come quelle di corno in uso in quegli anni.
“Non vogliamo spine di corno” disse subito il signor Maggi.

Sul viso di papà si dipinse un sorriso gentile e ironico allo stesso tempo. “Vede questa manopola è di PVC fatta con il nostro materiale e la nostra macchina di stampaggio speciale, anche questa progettata e costruita qui”, qui facciamo anche gli stampi.
Ricordo solo una frase del signor Maggi” Bene, se lei è capace di fare questa spina come la vogliamo noi ce ne saranno migliaia da fare e le farà la sua ditta” “mi dica quando potrebbe farmi dei pezzi di campione perché io lo stampo non ce l’ho e quindi lei deve anche fare lo stampo”
“Quanto vuole spendere per le spine” ribadì papà. Devo capire se posso impegnarmi o no” “quarantacinque lire l’una”disse Maggi.
Dopo una rapida verifica sul suo Bloch notes ” il prezzo che lei mi propone è troppo basso penso che si possa fare per non meno di sessanta lire se sono davvero migliaia. Se le va bene , qui la mano e venga tra una settimana e troverà i suoi campioni”
“Questo è il nostro marchio e lo vorremmo mettere qui al centro più la dicitura brev. FMC sul tappino.
Le lascio anche gli inserti metallici” disse il signor Maggi.
“Sicuro tra una settimana? ”
“Certamente, vada tranquillo”
La domenica successiva il signor Maggi si presentò puntuale a casa nostra, dove con sua grande sorpresa trovò un quarantina di spine perfette come non la aveva mai viste, sulla scrivania. Mancava solo il marchio e la scritta perché l’incisore di Bergamo, il signor Marchesi, non aveva fatto in tempo.
I complimenti si sprecarono e arrivò anche la promessa che ci sarebbe stato il primo ordine di 1500 pezzi quanto prima. “Devo comunque prima parlarne con il signor Rognoni il nostro amministratore per confermare che ho scelto lei come fornitore ” e così dicendo dopo avere salutato e dato un buffetto sulla mia guancia disse “ciao pinella”si congedò.
Lo stesso signor Maggi dopo una settimana ed era ancora una domenica, portò il primo ordine di 2000 spine a sessanta lire cadauna.
Con l’ordine ci consegnò due sacchetti di parti metalliche, necessarie alla produzione.
Quella domenica pranzammo tutti in casa nostra, mamma Elena aveva fatto il coniglio in salmì una sua ricetta famosa tra gli amici di casa. Il pomeriggio trascorse in un’atmosfera cordiale e allegra, sino a sera.
Fu così , che un colloquio franco e una stretta di mano senza contratti e tanti fronzoli, iniziò la collaborazione con la FMC, che durò per più di vent’anni con grande soddisfazione di entrambi , colma di esperienze e risultati interessanti.
La prima spina fu la capostipite di una gamma di articoli , vastissima.
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