La riforma del lavoro ( che vorrei

15 Mar

Lavoro, la parola magica che i politici evocano per far credere che si stanno occupando del problema serissimo che attanaglia in particolare il nostro paese.
Cosa meglio di una riforma, l’ennesima.

I nostri politici ma sopratutto i tecnici si sono in passato ostinati a modificare con ulteriori orpelli ,codici, sottocodici richiami a leggi precedenti, in un esercizio di fantasia infinito, le regole sul lavoro.

I sindacati ,cgil, cisl, uil, e tutti gli altri poi ci hanno messo del loro e neanche poco, complicando ulteriormente la materia.

L’unico risultato che sino ad ora avevano ottenuto era stato quello di ingessare progressivamente  il mondo del lavoro.

Sembra incredibile ma purtroppo è vero,e dopo la Fornero, anche Matteo Renzi prova a fare la sua:Job act!

Il compito è stato affidato al nuovo ministro, Poletti, che viene dal mondo delle cooperative e che quindi pur cercando di essere neutrale, farà una riforma  a sinistra con lo stesso stile delle precedenti:regole, regole, regole, che man mano che aumentano complicano vie più la materia.

È il modo di fare che genera regole poco chiare che si prestano poi alle variegate interpretazioni di chi dovrà metterle in pratica.

Un bel materiale per i contenziosi  e le diatribe tanto care ai sindacati e correlati.

Come fare allora?

Io una piccola idea ce l’avrei.
Una bella regola fatta di soli due punti:

1° Libertà di assumere
2° Libertà di licenziare

Il rapporto tra impresa e dipendente diventa unicamente basato sui valori.

Il lavoratore avrà l’interesse di fare al meglio  e in modo professionale il suo compito per restare al lavoro, e l’impresa  di trattenere le persone valide e capaci.

Se  le condizioni del mercato sono normali e c’è il lavoro nessun imprenditore si libera delle persone che competenti e serie fanno il proprio dovere.
Purtroppo noi siamo il paese degli “azzeccagarbugli” e siamo allergici alle cose semplici e facile da capire.

Basta con tutte queste leggi e leggine che ingessano l’Italia e ci obbligano  alle consulenze dei “tecnici” per fare cose che in realtà sarebbero semplici.

Riforma?

Due articoli, e basta!

E per chi va a casa ?
si definisca un salario per due anni con obbligo di formazione e di accettazione di un nuovo posto, qualsiasi esso sia, pena lo stop allo stipendio.

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Una Risposta a “La riforma del lavoro ( che vorrei”

  1. Tyya 15 luglio 2014 a 20:38 #

    Good to see a tanelt at work. I can’t match that.

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