Cambiare strada?

17 Feb

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CAMBIARE STRADA?

Il dibattito sull’opportunità di restare in Europa alle condizioni che ci vengono imposte sta prendendo sempre più  vigore.

L ‘approssimarsi delle elezioni europee evidentemente fa da carburante e gli scontri tra chi è a favore di una continuazione sulla stessa strada percorsa sino a ora, che ci sta portando verso il baratro, e quelli che addirittura  vorrebbero uscire dall’euro.

Due idee contrapposte che in ogni caso non risolverebbero i problemi attuali.

Quando ancora forse avevamo tempo, abbiamo ignorato i segnali che ci indicavano la strada giusta da prendere, quella delle riforme radicali necessarie a trasformare il nostro paese da un paese arretrato per certi versi, a un paese più moderno e attrezzato per affrontare le sfide della globalizzazione.

Senza cambiare le regole e il modus operandi non sarà possibile sostenere l’impatto determinato appunto dagli effetti della globalizzazone.

Sì richiede una flessibilità in senso lato che noi non abbiamo, sia per le troppe leggi che per la presenza di un sindacato becero e arretrato senza visione e senza idee se non quella di difendere diritti acquisiti in tempi di vacche grasse e concesse da una classe imprenditoriale miope e rivolta più ai suoi interessi che a quelli del paese.

L’apparato burocratico non solo lento ma resistente a qualsiasi cambiamento, arroccato sulle sue posizioni di comodo e di privilegio, è il vero e grande problema italico.
Snellendo questa macchina sarà possibile fare qualcosa di concreto sul fronte flessibilità e rapidità, e procedere sulla strada delle riforme iin modo più spedito.

Indispensabile cambiare le regole sul lavoro e togliere tutti gli orpelli che il sindacato ha costruito negli anni solo per perpetuare il suo potere di condizionamento, e non per difendere i lavoratori.
Tutti siamo lavoratori, il sindacato ne ha difesi solo una piccola parte grazie al sinistrismo imperante.
E gli altri?
Quanto detto come base per un lavoro serio e onesto.
Per tornare alla nuova situazione di crisi, la comparsa di Renzi, ha certamente sorpreso l’Europa e non solo, ma anche il nostro Presidente che ha subito messo i suoi paletti ancora prima di proporre Renzi come primo ministro prendendosi tempo sulla  formazione del governo.

Troppo nuovo Renzi per garantire l’Europa, come faceva Letta uomo del Bilderberg.

I nomi di chi dovrà occupare le sedie dei dicasteri fondamentali come  economia e esteri e forse anche  degli interni,  dovranno essere graditi al Presidente, e all’Europa della Merkel.

Cosa potrà fare quindi Renzi per il nostro paese con una macchina rotta come quella italica?

Dobbiamo fare retromarcia su molte cose per evitare che la macchina Italia finisca nel burrone.

La domanda rimane la stessa.

Cambiare strada?

Certamente!

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