
Chi non si ferma alle apparenze e segue in modo critico, la politica messa in campo dal M5stelle, l’ha certamente visto sin dall’inizio, sì come stimolo e opportunità di cambiamento ma insieme anche come un possibile pericolo.
Nessuno, però pensava che potesse arrivare ad avere oltre il 25 per cento dei votanti, (in realtà il 18,5 per cento degli aventi diritto), sufficiente a creare un potenziale e serio problema al funzionamento dello Stato, almeno così com’è oggi organizzato.
Il terreno nel quale il M5stelle ha seminato è molto fertile a causa della crisi che continua, e come hanno dimostrato i risultati, molti hanno risposto col voto di protesta all’incapacità della politica in generale, e delle istituzioni a rispondere ai bisogni reali di tutti i cittadini.
La maggior parte della gente l’ha visto e percepito come fustigatore, rinnovatore, moralizzatore, critico, uno che parla chiaro e dice le cose che non vanno, addossando tutte le responsabilità, alla sola classe politica che ci ha sino ad ora governato, dimenticando o sottacendo che la crisi non è solo Italiana, e che viviamo in un mondo che cambia velocemente e sempre più globalizzato.
Il voto per il M5S non è un voto di consenso al personaggio Grillo, è un voto di dissenso, di rabbia, di coloro che frustrati, stanchi, di vedere le cose che non vanno, sono infuriati e votano per il primo che gli dice che manderà a casa tutti, cambierà tutto, e promettendo di tutto e di più senza dire come fare.
Molti di quelli che hanno votato per Grillo, hanno pensato in modo errato che il fatto di arrivare in Parlamento fosse sufficiente a risolvere i loro problemi il giorno dopo, ignorando completamente che l’Italia è un paese “democratico” per di più con un groviglio di leggi e leggine, filtri e caste che rendono il funzionamento dello stato lento e inadatto a soluzioni veloci, possibili solo in Stati a regime dittatoriale.
Grillo non era candidato Premier e perciò non è stato eletto, e quindi non può rappresentarli in parlamento, come sarebbe normale.
Nonostante ciò Grillo dall’esterno condiziona gli eletti e li pilota, rendendoli come dei piccoli robot che agiscono a comando, infischiandosi della Costituzione che dice che l’eletto è libero e che può cambiare e decidere di preferire lo schieramento che ritiene più idoneo alle sue nuove idee.
La strategia di chi oggi dirige, da fuori, attraverso il web, il Movimento, che impedisce e paralizza la loro attività parlamentare (quasi nulla) in realtà, con metodi vecchi ma applicati in modo nuovo, il rifiuto dell’avversario, la sua negazione, la demolizione progressiva della sua attendibilità, la demonizzazione etc., persegue un progetto di potere assoluto.
Il comportamento del M5stelle rischia di sovvertire le istituzioni democratiche, così come le conosciamo non con una rivolta tradizionale, come ne abbiamo viste nei paesi mediterranei africani e medio orientali, ma, sfruttando appunto il sentimento di rabbia e frustrazione della gente, l’inesperienza degli eletti dal Movimento, e la stupidità di politici miopi.
E’ imperativo recuperare un grande senso di responsabilità verso la Nazione e il concetto di “servizio” per approfittare dello stimolo portato dal M5Stelle, al rinnovamento, che per alcuni marginali fatti sembra essere timidamente iniziato.
Il nostro Presidente Giorgio Napolitano oggi dovrà trovare, alla crisi che pare non avere sbocco, una soluzione, evitando una svolta che può diventare tragica, col rischio che con i panni sporchi si butti via anche il bambino: l’Italia.
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